Cassandra Scrive
Mia madre è stata una delle persone più intelligenti che abbia mai conosciuto.
Anche se nessuno le credeva mai, era capace di prevedere il Futuro. Io litigavo spesso con lei: le sue previsioni erano immancabilmente catastrofiche e, quando avevo vent’anni, il suo pessimismo mi dava molto fastidio. Me la ricordo bene, seduta sulla sua poltrona preferita, con il suo whisky e le sue sigarette, i capelli precocemente imbiancati e l’aria depressa, mentre mi guardava con l’espressione triste che hanno i Profeti quando cercano, senza successo, di convincere i loro interlocutori della bontà delle loro profezie. Non so se vi sia mai capitato di entrare in polemica con un Profeta. Spero che non vi capiti mai, perché entrare in polemica con chi ha ragione, sapendo tuttavia che non ha completamente ragione, avvertendo che sbaglia qualcosa di importante, che non si è però in grado di identificare con precisione, è un esercizio particolarmente frustrante e faticoso.
Le nostre discussioni sulla Politica e sulla Società si chiudevano immancabilmente con me che abbandonavo la sala arrabbiato e pieno di indignazione, e con mia madre che, in silenzio, riprendeva a bere.
In realtà mia madre non era un Profeta, ed io non ero arrabbiato con lei. Come sa bene chi l’ha conosciuta, mia madre era una persona molto dolce, di enorme acume e di grande cultura che si limitava ad applicare l’intelligenza alla lettura dei fatti del Presente, alla luce di quelli del Passato, per cercare di individuarne le conseguenze nel Futuro. Ed io ero arrabbiato con me stesso, perché sentivo di non avere il potere di salvarla.
Oggi io vivo nel Futuro che mia madre prevedeva, ed ogni giorno che passa non posso che constatare quante delle sue conclusioni si siano rivelate perfettamente esatte. Perché, allora, non veniva ascoltata?
Solo con il tempo, mi sono reso conto del fatto che ciò che impediva a me, come a tanti altri, di crederle fino in fondo, non fosse il cosa dicesse, ma il come lo dicesse. Mia madre era timida, e soffriva di depressione. Benché fosse molto amata e ammirata da tantissima gente, compresi i suoi studenti di Storia e Filosofia al Liceo, ella veniva amata e ammirata da lontano. Le persone, ad eccezione di pochissime, tendevano a considerarla altro da sé, diversa, in qualche modo irraggiungibile. Percepivano inconsciamente la sua intima disperazione, e se ne tenevano distanti.
Come Cassandra, il personaggio della mitologia troiana costretto a predire il Futuro senza mai essere creduto, per via del suo rifiuto dell’amore di un dio, che per punirla le aveva sputato sulle labbra, mia madre condiva infatti le sue esatte previsioni con un’aura di pessimismo e di tragicità che impediva agli altri di cogliere la ragione al di là dell’emozione. Per quanto fossero ragionevoli le cose che diceva, le emozioni che gli interlocutori percepivano erano talmente tristi che essi erigevano inconsciamente una barriera difensiva.
Mia madre compiva anche un altro errore, questo di carattere metodologico, che aveva a che fare con la funzione del Tempo relativamente alle conseguenze delle cose.
Le conseguenze dei fatti possono essere previste. Ma è molto difficile, soprattutto quando i fatti riguardano lo sviluppo della Società, immaginare il tempo necessario perché esse si dispieghino nella loro completa evidenza. Il tempo è un fattore della complessità che non può essere ignorato, ma che è quasi impossibile calcolare. Sbagliare i tempi equivale, per la maggior parte di noi, a sbagliare le previsioni. Quello che mia madre ha immaginato sulla Società è vero oggi, a quasi vent’anni dalla sua scomparsa, ma non era altrettanto vero a cinque anni dalla sua morte.
Questo Blog, che spero di avere la costanza di proseguire, è dedicato a mia madre. Da lei ho ereditato la curiosità per i processi di cambiamento della società, ed una certa capacità di leggerli, senza averne ereditato la tragicità. Si parlerà di Politica, e un pò anche di Cinema, le mie due grandi passioni, con chi vorrà farlo.
Sapendo una cosa che mia madre, purtroppo, non capì mai. Che, per quanto il mondo possa essere un posto terribile, lo è molto meno di quanto non sembri, e non lo è mai fino in fondo. Perché, oltre alle conseguenze negative dei processi, esistono sempre anche le opportunità per ribaltarle.
Ciao Stefano,
In bocca al lupo per il tuo blog. C’è modo di avere una notifica quando pubblichi un post?
Ciao,
F
BOH! Penso di sì, ma non sono sicuro di avere ancora capito bene come si faccia. Credo che, per mandare una notifica, dovrei farmi una lista di contatti mail. Per il momento annuncerò i post su Facebook. Spero che, col tempo, sarò in grado di far funzionare meglio questa roba. Ciao e ancora buon anno.
Io l’ho conosciuta, penso fosse il ’76 e fu per intercessione di mia madre che mi diede qualche ripetizione di Italiano e Storia; grazie a lei lessi e capii la grandezza di Madame Bovary e di Bouvard e Pécuchet… Provò, senza riuscirci del tutto a farmi appassionare alla Rivoluzione Francese. Me la ricordo bene seduta al tavolino in cucina sigaretta in mano, rotondetta, rassegnata alla missione impossibile di colmare le voragini culturali di uno studente del Liceo Unitario Sperimentale. Nel ricordo trovo che assomigliava a una Laura Betti mora giovane. Una donna riservata, compassata, tagliente e ironica ma paziente e gentile a cui sono grato.
Nel 1976 doveva compiere, o aveva da poco compiuto, 33 anni. Una ragazzina. Io ho un vago ricordo di te, all’epoca. Ma ero troppo piccolo per ricordarmi bene.