Non è mai stato chiaro se Giulio Andreotti abbia effettivamente pronunciato la famosa osservazione: “a pensar male si commette peccato, però spesso ci si azzecca”. A testimonianza di quanto Andreotti (o il suo mito) fosse in sintonia con un aspetto profondo del carattere dei popoli, non solo di quello italiano, questo è comunque, più o meno, il pensiero di quella parte dell’opinione pubblica mondiale che guarda con sospetto agli immensi guadagni che alcune industrie farmaceutiche realizzano grazie al vaccino anti Covid.
C’è chi va oltre il semplice sospetto attribuendo, più o meno esplicitamente, più o meno fantasiosamente, a quei potentati economici l’origine stessa della malattia, finalizzata a guadagnare, poi, con il vaccino, cifre immense; o, se non la creazione del virus in sé, almeno l’origine e la ragione più profonda del panico scatenato da governi e media, panico che favorisce l’invocazione del vaccino da parte di tanti.
Che “Big Pharma” guadagni dal vaccino anti-Covid è indubbio. Che l’industria farmaceutica abbia manovrato per creare il problema dal nulla non è dimostrabile. Che abbia operato per far sì che non vi fosse alcuna alternativa alla ricerca di un vaccino è presumibile: scopo delle aziende farmaceutiche, come di qualsiasi altra azienda, non è quello di salvare la vita della gente, ma quello di creare profitto per i propri azionisti. Per cui, mi sembra abbastanza plausibile che, una volta alle prese con il problema, tutti gli industriali e tutti i lobbisti delle case farmaceutiche abbiano cercato in ogni modo di salire sul carro del vaccino, facendo il possibile per arrivare per primi sul mercato.
Le persone che, avvertendo l’ovvia realtà, e cioè appunto che il motore della ricerca e della produzione del vaccino da parte di aziende private sia stato il profitto, automaticamente ne deducono che il vaccino sia una bufala, o che sia dannoso, compiono un errore concettuale evidente. Ford costruiva automobili non per assicurare la mobilità agli americani, ma per guadagnare del denaro: questo non implica ovviamente che le automobili di Ford fossero una bufala.
Tuttavia queste persone, che partono dal disagio di fondo che provano nell’avvertire la dissonanza fra la retorica del “finirà tutto bene”, del “ce la faremo insieme” eccetera, ed il fatto che, mentre la società nel suo complesso affonda, qualcuno, da qualche parte, stia diventando pluri miliardario “grazie” all’esistenza del Covid, inavvertitamente evocano una questione molto seria, che prescinde dalle loro fantasiose conclusioni.
La questione è: nel caso di ambiti che interessano la sopravvivenza stessa di una comunità, è giusto che la ricerca scientifica sia finalizzata alla produzione di profitto?
Nel caso della ricerca scientifica di base che ha condotto al vaccino, come testimonia l’articolo di Scientific American riportato in fondo a questo post, il problema è anche più evidente: gli Stati Uniti d’America hanno finanziato per molti anni la ricerca pubblica senza la quale non sarebbe stato possibile arrivare al vaccino, per poi permettere che i benefici economici di questa ricerca andassero ad aziende private, spendendo ulteriori, gigantesche somme, per comprare da loro un vaccino sviluppato in larga parte grazie ai soldi dei contribuenti.
Come se il contribuente americano avesse pagato due volte per avere una cosa che può rivelarsi cruciale non solo per la propria sopravvivenza, ma anche per la sopravvivenza dello stesso Sistema sociale del quale fa parte. Inutile dire che i ricercatori pubblici cui si deve la ricerca che ha condotto al vaccino anti-Covid non sono affatto diventati milionari. Anzi, almeno una di loro, come riportato nell’articolo, guadagnava meno dei tecnici di laboratorio con i quali lavorava.
Da molti anni a questa parte ci siamo abituati a considerare il Mercato come un’espressione della Natura. Come la pioggia, il vento o i fiumi. In realtà, com’è ovvio per qualsiasi creazione umana, anche il Mercato è una convenzione le cui regole possiamo decidere di cambiare in qualsiasi momento. A patto di tornare a vederlo come tale.
Non ha senso mettere in discussione il profitto che le aziende farmaceutiche fanno grazie alle attuali regole di mercato, né serve a molto, se non a diffondere credenze pre illuministiche ed a generare il caos, immaginare complotti di alieni e bevitori di sangue d’infante: noi possiamo e dobbiamo oggi mettere in discussione il principio secondo il quale siamo noi a rendere possibile ed a pagare ciò che, una volta acquistato a poco prezzo dalle aziende manifatturiere, esse rivendono a noi a prezzo maggiorato.
Noi possiamo fermarci a riflettere se sia più conveniente, per il benessere dell’intera società, che i risultati della ricerca scientifica di base si trasformino in profitti privati, o se non sia invece più adeguato che essi vengano reimmessi nella nostra vita in forma pubblica.
Quasi tutto ciò che rende possibile la nostra vita oggi è nato grazie alla ricerca scientifica finanziata e realizzata da enti dello Stato. Tutto il mondo della comunicazione digitale ne è un chiaro esempio. Quella ricerca è stata finanziata grazie alle tasse pagate negli anni Quaranta, Cinquanta, Sessanta, Settanta e Ottanta, alla fine dei quali essa è andata a costituire la base di partenza per l’esplosione della Silicon Valley, non di un’azienda, o di un gruppo di aziende dello Stato.
D’altra parte, la ricerca di base non può che essere finanziata dallo Stato. E questo non perché gli imprenditori privati non siano capaci di farne, perché complottino contro di noi o perché siano dei profittatori, ma perché la ricerca di base non produce immediatamente l’oggetto della loro impresa: che non è un computer, o un vaccino, ma il profitto. E perché noi abbiamo smesso di domandarci se sia una buona idea svendere ai privati ciò che poi finisce per arricchire solo loro.
La conseguenza del tramonto dell’idea per la quale il Bene Pubblico è più importante del Bene Privato è la crescente sfiducia nel Sistema da parte di tutti coloro i quali non partecipano della ricchezza prodotta dal Bene Privato, pur contribuendo faticosamente, e obbligatoriamente, al Bene Pubblico. La conseguenza di tale sfiducia è la proliferazione di ogni sorta di pericolose derive, dalle varie teorie del complotto, fino al rifiuto di molti di fidarsi delle scoperte scientifiche.
Si può non essere d’accordo con chi avverte questa sfiducia, ma è miope non considerarne le motivazioni profonde: tutto nasce dalla consapevolezza che il profitto, e non il benessere generale, sia motore di qualsiasi cosa. La conclusione che, anche per la stessa sopravvivenza di un sistema di mercato, sarebbe bene riportare il Bene Comune ad una posizione di preminenza e di precedenza rispetto alla Creazione del Profitto sembra lapalissiana e molto semplice. Ma non lo è: la nostra società è stata ubriacata da cinque decenni di retorica sul libero Mercato e sulla necessità di ridurre la presenza dello Stato nelle nostre vite. Abbiamo dimenticato che il Mercato può essere regolato, e soggetto a leggi.
La sua ineluttabilità è ciò che dobbiamo tornare a mettere in discussione.