Il documentario di Oliver Stone JFK Destiny Betrayed dura quattro ore. Il destino tradito è quello dell’America e, di conseguenza, quello del mondo. Un destino di Pace ed Equità. Almeno secondo Stone. Nei duecentoquaranta minuti di interviste, materiale di repertorio e voci narranti di Whoopy Goldberg e Donald Sutherland, viene dimostrato fino a che punto ciò che sappiamo sull’omicidio di Kennedy sia totalmente falso, molto più falso di quanto già dal giorno fatidico tanti cominciarono a sospettare.
Secondo il documentario il cervello del Presidente non è quello ritratto nelle fotografie conservate nell’Achivio di Stato. Il fucile agli atti come arma usata per sparare a Kennedy non è quello che Oswald comprò per posta, e che rappresenta una delle principali prove indiziarie a suo carico. Lo stesso Oswald non era al sesto piano dell’edificio dal quale avrebbe sparato, nel momento in cui avrebbe sparato.
La famosa “pallottola magica” che, secondo la ricostruzione ufficiale della Commissione Warren, avrebbe attraversato la base del collo di Kennedy, per poi finire nel corpo del Governatore Connolly, fratturandogli un polso ed incastrandosi infine nella sua coscia sinistra non è, comunque, la pallottola agli atti fra le prove.
Questa stessa “pallottola magica” fu registrata come prova un’ora e mezza prima che l’ufficiale che aveva il compito di farlo avesse modo di venire materialmente a conoscenza della sua esistenza.
Gerald Ford, membro della Commissione Warren e futuro Presidente degli Stati Uniti “spostò”, con un semplice tratto di penna, il foro d’entrata della seconda pallottola dall’altezza della scapola alla base del collo. Più tardi il foro fu spostato nuovamente, più o meno a metà strada fra scapola e collo, per poter sostenere in qualche modo la tesi dell’unico proiettile vagante ed accontentare tutti.
Almeno la metà delle fotografie scattate durante l’autopsia, anch’esse conservate negli Archivi di Stato, non è stata realizzata durante l’autopsia, e quelle che sono state riconosciute dai fotografi, sono state truccate.
Stone mette in fila quattro ore di dettagli incontestabili a dimostrazione del fatto che le conclusioni pubbliche tratte dalla Commissione Warren (la cui seduta finale non fu registrata per evitare di ammettere il dissenso di tre dei suoi membri) sono completamente montate, e che l’opinione pubblica è stata defraudata di qualsiasi possibilità di conoscere i fatti così come essi si sono realmente svolti.
Le ultime quindicimila pagine di documenti relativi al caso che, in base alla legge, avrebbero dovuto essere de secretate nel 2017, sono rimaste segrete per ordine di Donald Trump.
JFK Destiny Betrayed racconta come John Kennedy annoverasse nel Dipartimento di Stato di John Foster Dulles, nella CIA diretta da suo fratello Allen Dulles (che Kennedy licenziò e che poi fece parte della Commissione Warren) e nel Pentagono i suoi nemici più cari.
A partire dagli anni Cinquanta, infatti, il Senatore si era distinto per il sostegno attivo al processo di decolonizzazione in corso, fortemente inviso ai tre apparati, diventando amico di De Gaulle e sostenendolo nella sua idea di lasciare l’Algeria; di Dag Hammarskjold, il Segretario delle Nazioni Unite che morì in un incidente aereo mai del tutto chiarito; di Patrice Lumumba, il Presidente del Congo che fu assassinato, all’insaputa dello stesso Kennedy, ormai Presidente, dalla CIA; del Presidente indonesiano Sukarno, che fu destituito dal dittatore Suharto nel 1967; di Nasser al Cairo, con il quale Kennedy aveva concordato il sostegno ad un approccio più equanime nella contesa israelo-palestinese e, soprattutto, di Nikita Khrushchev a Mosca.
A proposito di comunisti, anziché combattere Castro in modo frontale, il Presidente stabilì con lui una sorta di accordo di non belligeranza, promettendo di lasciarlo in pace se egli avesse rinunciato ad esportare il Comunismo in America Latina promuovendo, nel contempo, l’Alleanza per il Progresso, un accordo di stampo social democratico di collaborazione economica con i Paesi del Sud America che, dopo l’omicidio, fu progressivamente de finanziato, fino ad essere definitivamente cancellato da Richard Nixon.
Kennedy si rifiutò per nove volte nel giro di un anno di firmare un Ordine Esecutivo che aprisse la strada ad un intervento militare diretto degli americani in Vietnam. Ma nel corso della lotta fra la Casa Bianca ed i suoi nemici interni, il Presidente ammise candidamente all’allora ministro delle finanze di Francia, Valery Giscard d’Estaing, di non avere il controllo del cento per cento degli apparati diplomatico militari del suo Paese.
Il National Security Memorandum Act 273, che portò “gli stivali americani” in Vietnam, fu firmato da Lyndon Johnson appena poche ore dopo la morte di Kennedy. Ma era stato preparato prima dell’attentato.
Sul fatto che vi sia stato un coinvolgimento diretto della CIA e dell’FBI nell’operatività e nel successivo cover up dell’omicidio non ci piove, ormai, più. Ma i possibili mandanti ammontano potenzialmente ad almeno un centinaio fra militari, servizi segreti di Stati stranieri, esuli cubani, mafiosi, diplomatici, lobbysti industriali, suprematisti bianchi e chi più ne ha più ne metta.
Sono personalità opache. Gente della quale si conosce poco. O, al contrario, gente famosissima che, oltre alla faccia pubblica, ne ha una privata, più interessante. Al di là dei fratelli Dulles e di qualche altro nome, sono pochi quelli significativi che sono venuti fuori.
Perché il Caso Kennedy è ancora così rilevante?
Perché, a parte la curiosità per i dettagli della cronaca nera, per i pezzi di cervello scomparsi, per le pallottole magiche, per Lee Oswald e Jack Ruby, per i fucili mai spediti, per i testimoni ignorati, per il film di Zapruder, eccetera eccetera, sostiene Stone, questo specifico delitto, oltre a destabilizzare l’America ed a cambiare la percezione che l’americano medio aveva del rapporto fra Stato e Cittadino, ha deviato il corso della Storia del mondo.
Dal documentario emerge infatti che Kennedy riteneva che il processo di decolonizzazione andava sostenuto non tanto e non solo perché contraddittorio rispetto agli “ideali americani”, quanto perché se, nella visione di Dipartimento di Stato, CIA e Pentagono il colonialismo costituiva l’unica possibilità per l’Europa di mantenersi economicamente, rimanendo quindi un valido baluardo contro l’Unione Sovietica, per il Presidente era necessario distendere i rapporti con l’URSS e ridimensionare il peso specifico dell’Europa nel mondo.
E’ noto che Kennedy e Khrushchev andavano d’accordo. Tanto d’accordo che uno dei testimoni nel documentario dichiara di aver appreso dalle labbra di un agente segreto coinvolto nelle indagini sull’omicidio, che Kennedy era “un traditore”. La definizione non viene rappresentata come la semplice opinione dell’agente segreto, ma come un fatto. Secondo questa persona esistevano prove concrete del fatto che Kennedy fosse un uomo dei russi.
Al di là della fondatezza o meno di questa affermazione, è in ogni caso chiaro che Kennedy e Khrushchev avevano intenzione di avviare una politica di sostegno alle aspirazioni indipendentiste e democratiche di tanti Paesi africani, asiatici e latino-americani che avrebbe marginalizzato il ruolo europeo, aprendo Africa, Asia ed America Latina ad un processo di modernizzazione generale del Terzo e del Secondo Mondo che ancora oggi fatica ad affermarsi. A tutto questo la Cina avrebbe contribuito con il suo millenario, proverbiale silenzio. In questo scenario, la Guerra Fredda avrebbe lasciato il posto ad una forma di cooperazione fra Stati Uniti ed Unione Sovietica che avrebbe effettivamente cambiato il mondo.
Certo: in prospettiva, siccome gli esseri umani sono quelli che sono, URSS e USA si sarebbero probabilmente limitati a spartirsi le ex colonie europee – così come hanno comunque fatto. Ma, forse, una diversa impostazione iniziale avrebbe impedito che questo processo fosse accompagnato da milioni di morti nei tre continenti.
Se la tesi di fondo del documentario di Stone ha una qualche attinenza con la realtà, questo significa che noi tutti siamo stati defraudati della possibilità di un mondo diverso. Che non significa, ripeto, necessariamente un mondo più giusto o privo di conflitti. Ma un mondo certamente diverso.
Nel 2017, come ricordato, all’ultimo minuto, Donald Trump, che fino al giorno prima aveva trionfalmente twittato che il velo di segretezza sul Caso Kennedy stava per cadere, il giorno dopo impedì che le ultime 15.000 pagine di documenti fossero rese pubbliche. Ne consegue che, a cinquantasei anni dai fatti, periodo nel quale certamente qualsiasi persona fosse direttamente coinvolta è passata a miglior vita, il Presidente Trump ha ritenuto che vi fosse ancora motivo di conservare il segreto di Stato.
A cinquantasei anni dai fatti la combinazione di interessi e strategie che ha deciso la morte di Kennedy ha ancora uomini in grado di dare ordini al Presidente degli Stati Uniti d’America e di rendersi opaca.
Chi sono questi uomini, oggi? Che legame hanno con quelli di ieri? Sono solo americani?
Vi avverto che non basta rispondere il Capitalismo, o il Gruppo Bilderberg o i Rettiliani. Questa è gente che ha un nome, un indirizzo ed una mail, dei conti in banca e dei figli a scuola. Varrebbe la pena di indagare. Possibilmente non su Facebook.
Complimenti all’autore per aver investito così tanto a cercare di decifrare come è contorto questo mondo.
Confesso che, arrivato ad un certo punto, forse preferirei non capire tutto … per non annegare nelle acque putride.